Qualche giorno fa sul blog di Aziona abbiamo pubblicato una recensione su Doom Guy, l’ultimo libro di John Romero. Questa persona, che forse per qualcuno è un emerito sconosciuto, per altri è una specie di semi-dio.
Romero è l’autore di Doom, un gioco che per chi come me ha passato l’infanzia ad infilare gettoni negli arcade nei bar di paese, ha segnato un cambio epocale nell’esperienza di gioco.
Con questo epocale sparatutto, siamo passati dai personaggi flat che scorrono su uno sfondo che si srotola in orizzontale a girare per un ambiente in tre dimensioni, in cui si percepisce una profondità.
A qualcuno nel 1993 è esploso il cervello giocandoci (e non perché un alieno assetato di sangue gli ha sparato a tradimento. Cit. solo per chi nel ’93 c’era).
L’idea di immersività è nata grazie a Romero e agli altri sviluppatori che hanno lavorato a Doom. E non possiamo non pensare, noi che oggi lavoriamo nella tecnologia, che se siamo qua è anche un po’ per merito dei videogame.
Le nostre madri mentre ci dicevano che ci si sarebbe fuso il cervello giocando al Gameboy (io giocavo a Super Mario, non a Doom), non sapevano che stava iniziando il percorso che oggi ci avrebbe portato 35 anni dopo a sviluppare Web API con Litestar.
Insomma, Doom Guy è un libro da leggere. Se non volete leggerlo ve lo raccontiamo noi in questo articolo.
(Di quando Bill Gates si è fatto renderizzare dentro a Doom per promuovere Microsoft).
