Skip to main content

C’era una volta un appartamento fighetto a Milano con l’affitto pagato, il garage e il terrazzino.

C’era la macchina aziendale, la carta carburante e alberghi 4 stelle con i cioccolatini che ti aspettavano sul cuscino quando arrivavi a Vienna, Amsterdam, Madrid, Zurigo.

Era tutto bellissimo, il sogno sembrava finalmente realizzato. Ma la protagonista di questa favola non era felice nel suo regno dorato e la quattordicesima non bastava a consolarla quando guardava il tramonto imprigionata nella torre di uffici all’ultimo piano.

Si sentiva un groppo alla gola, l’insonnia la teneva sveglia la notte, la domenica sera versava tutte le sue lacrime pensando alla settimana che iniziava.

Così decide di non combattere l’ennesima battaglia per il trasferimento del reparto nella Grande Città e depose le armi, si spogliò dell’armatura e tornò con l’interregionale più economico al paesello sul mare da cui veniva.

Nonostante fuori la tempesta del

Covid tuonasse forte e tenesse tutti chiusi in casa e i budget fermi, lei aprì la sua azienda, studiò, imparò a gestire progetti difficili con le sue forze e con l’aiuto di altri coraggiosi cavalieri e indomite eroine al suo fianco.

L’azienda prosperò, il fatturato crebbe e i vissero tutti felici e contenti senza andare mai ad una riunione di Confindustria.

La favola finisce così, quello che non viene raccontato è quel momento di totale senso di compiutezza in cui in una mattinata come questa in cui c’è un sacco di sole e nemmeno una call vado al vivaio sotto casa a comprare un pesco giapponese.

Questo è il lusso che volevo e che prima, nonostante tutto, non avevo.

Grazie Aziona